Che cos’è la “Shrinkflation” e come tutelarsi?

 
 
L’espressione “shrinkflation” nasce dalla fusione di due termini inglesi, “shrink” (“restringere”) e “inflation” (“rincaro”). Shrinkflation indica quindi quel processo attraverso cui vengono ridotte le quantità dei prodotti nelle confezioni, mantenendo però sostanzialmente i prezzi invariati se non addirittura, aumentandoli.

Per combattere la crescente inflazione ed al tempo stesso evitare un abbassamento delle spese e dei consumi, sono sempre più numerose le aziende che stanno reagendo con questa nuova “strategia”. E’ questo un fenomeno diffuso, non solo in Italia, e che le associazioni dei consumatori hanno ora deciso di denunciare perché il problema sta diventando sempre più capillare: se ad aprile Consumerismo No profit aveva denunciato il “trucchetto svuotacarrelli”, ora anche Codacons prende le difese dei consumatori, presentando un esposto all'Antitrust e a 104 Procure della Repubblica, per chiedere di aprire delle indagini volte a verificare se questa prassi sia legale o se invece configuri reati come truffa o pratiche commerciali scorrette.
Se da un lato i consumatori sono sempre molto attenti agli aumenti di prezzi, non sempre si accorgono dei piccoli cambiamenti nella confezione o di tutte quelle indicazioni scritte spesso in piccolo e che riguardano le dimensioni o il peso di un prodotto. Senza dimenticare che spesso queste modifiche interessano prodotti stagionali e inevitabilmente si è meno consapevoli del cambiamento oppure sono volutamente accompagnate da un restyling del packaging che distoglie quindi l’attenzione dell’acquirente dai quantitativi di prodotto ridotti.

E’ così che i pacchetti di patatine hanno 5/10 patatine in meno a confezione, la pasta sta passando dal canonico “mezzo chilo” ai 400 grammi, le mozzarelle da 125 gr a 100, le bustine di tè da 25 a 20.

Caso eclatante risalente al 2016 è quello del Toblerone di cui tanto si discusse e che non passò quindi inosservato alla stampa e ai consumatori. Anzi in quell’occasione fu proprio l’azienda produttrice del celebre snack a rendere nota sulla sua pagina Facebook la decisione di ridurre il peso del Toblerone da 400 a 360 grammi e da 170 a 150, riconducendo questa scelta obbligata all’aumento del costo delle materie prime usate nella produzione.

Il responsabile dell'Antitrust, Giovanni Calabrò, ha sottolineato che "ciò che rileva non è la riduzione in sé della quantità di prodotto contenuta nella confezione, quanto la trasparenza di tale modifica nei confronti del consumatore.”

Chissà se d’ora in poi i tempi dedicati alla spesa non si allungheranno. I consumatori scrupolosi non solo dovranno prestare attenzione all’origine, alla sostenibilità, alla composizione di un determinato prodotto ma non potranno più ignorarne i quantitativi.
 
 
FONTE: IL SOLE 24 ORE, ANSA ECONOMIA, REPUBBLICA
 
 
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