PESTE SUINA AFRICANA

 
Dopo i crescenti casi di peste suina africana accertati in diversi cinghiali trovati morti nell’area tra basso Piemonte e Liguria, si fa sempre più urgente la necessità di delineare regole chiare e al tempo stesso condivise per scongiurare una proliferazione della PSA in Italia e cercando di evitare gravi conseguenze economiche e il blocco dell’export.
La peste suina africana è una malattia virale dei suidi (suini e cinghiali) estremamente contagiosa e letale al 90%. Questa malattia non colpisce fortunatamente l’uomo ma è una delle più gravi malattie che interessa la zootecnia ed è altamente trasmissibile tra i suini. Senza le dovute precauzioni, gli allevamenti sono considerati a grave rischio e molto serie sono le ripercussioni socio-economiche nei Paesi in cui è diffusa poiché vengono decimati rapidamente le popolazioni dei cinghiali e dei suini allevati e si rischia di precludere le esportazioni di carni suine e prodotti a base di carne dai territori colpiti.
Fortunatamente ad oggi sono stati colpiti solo cinghiali e non maiali e l’area interessata è circoscritta, ma bisogna agire tempestivamente e l’attività venatoria va interrotta nelle zone colpite per evitare che il virus possa proliferare e allargarsi a macchia d’olio. Proseguire con l’attività venatoria metterebbe in fuga gli animali facendoli disperdere sul territorio. Al contrario bisogna monitorare i movimenti dei capi sospetti cercando in ogni modo di evitare contatti con gli allevamenti suini.
Essendo questa malattia letale per i suini che sono colpiti oltre che altamente trasmissibile, gli allevamenti di maiali sono a rischio. Se la vicenda non viene arginata si potrebbero avere ripercussioni sul commercio delle carni suine italiane. Qualora ci riscontrassero allevamenti contaminati, andrebbero immediatamente abbattuti. A questa criticità se ne aggiunge una ancora più grave: c’è la possibilità che i Paesi che non riconoscono il principio di regionalizzazione (per esempio la Cina) possano imporre il divieto di importazione su tutti i prodotti suini provenienti dall’Italia e non solo dalle regioni colpite dalla PSA.
Su questo fronte non resta che la strada della diplomazia e del lavoro negoziale. Un percorso complesso ma non impossibile.
 
 
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