IL COMPARTO ALIMENTARE DEVE FARE I CONTI CON I COSTI ENERGETICI
Le PMI dell’industria alimentare sono con l’acqua alla gola e, se le cose non cambiano al più presto, entro il 2022 molte aziende chiuderanno con una perdita stimata di oltre 40mila posti di lavoro. Questo esito è strettamente correlato all’aumento dei costi energetici, ai quali si aggiungono quelli delle materie prime, riducendo drasticamente la marginalità aziendale. Le imprese del comparto agroalimentare sono energivore tanto quanto quella dell’acciaio o della ceramica e, come queste, hanno bisogno immediato di attenzione e di aiuto.
La situazione è sempre più allarmante tanto che alcune delle aziende del comporto del F&B hanno iniziato a fermare gli impianti nelle ore in cui il costo dell’energia è più alta, per poi riattivarli nelle fasce in cui i consumi sono minori. L’industria alimentare non può più sobbarcarsi l’intero costo della produzione e di conseguenza, parte di questi aumenti andranno a pesare anche sulle spalle dei consumatori che, trovandosi in difficoltà, compreranno di meno con una conseguente diminuzione dei consumi.
Un altro nodo del problema è rappresentato dalla sostenibilità ambientale che non risulta essere sostenibile dal punto di vista economico: da qui la necessità di rivedere i tempi di raggiungimento degli obiettivi delle agende 2030 e 2050 che non ne tengono conto di questa particolare condizione.
FONTE: ILSOLE24ORE
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