Proposta di riconoscimento DOP «Miele della Valtellina»

COMUNICATO: Proposta di riconoscimento della denominazione di origine protetta «Miele della Valtellina».
 
Tipo documento Prassi → Comunicato
Numero
Del 17/01/2011
Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 12
del 17/01/2011
Documento emesso dal MIPAAF
    Il Ministero delle  politiche  agricole  alimentari  e  forestali
esaminata  la  domanda  intesa  ad  ottenere  la   protezione   della
denominazione «Miele della Valtellina » come denominazione di origine
protetta ai sensi del Regolamento (CE) n. 510/06 del Consiglio del 20
marzo  2006,  presentata  dal  Consorzio   per   la   Tutela   e   la
Valorizzazione del Miele DOP della Valtellina, con sede in Albosaggia
(SO), via Torchione n. 26, acquisito inoltre il parere della  Regione
Lombardia esprime parere favorevole sulla stessa e sulla proposta  di
disciplinare di produzione nel testo di seguito riportato. 
    Le eventuali osservazioni, adeguatamente motivate, relative  alla
presente proposta, dovranno essere  presentate,  al  Ministero  delle
politiche  agricole  alimentari  e  forestali  -  Dipartimento  delle
politiche competitive del mondo rurale e della qualita'  -  Direzione
generale dello sviluppo agroalimentare e della qualita' - SAQ  VII  -
Via XX Settembre n. 20, 00187 ROMA - entro 30 giorni  dalla  data  di
pubblicazione nella  Gazzetta  Ufficiale  della  Repubblica  Italiana
della presente proposta, dai  soggetti  interessati  e  costituiranno
oggetto di opportuna valutazione da  parte  del  predetto  Ministero,
prima della trasmissione della suddetta  proposta  di  riconoscimento
alla Commissione Europea. 
    Decorso tale termine, in assenza delle  suddette  osservazioni  o
dopo la loro valutazione ove pervenute, la  predetta  proposta  sara'
notificata, per la registrazione ai sensi dell'art. 5 del Regolamento
(CE) n. 510/2006, ai competenti organi comunitari. 

        
      
                                                             Allegato 
 
 Disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta 
 
                      «Miele della Valtellina» 
 
                                Art 1 
 
                            Denominazione 
 
La Denominazione di Origine  Protetta  "MIELE  DELLA  VALTELLINA"  e'
riservata  al  miele  conforme  ai  requisiti  ed  alle  prescrizioni
stabilite  nel  presente  disciplinare,  delle   seguenti   tipologie
uniflorali e multiflorali: 
- "MIELE DELLA VALTELLINA Millefiori di montagna" 
- "MIELE DELLA VALTELLINA Millefiori d'alta montagna" 
- "MIELE DELLA VALTELLINA monoflorale di Rododendro" 
- "MIELE DELLA VALTELLINA monoflorale di Castagno" 
- "MIELE DELLA VALTELLINA monoflorale di Acacia" 
- "MIELE DELLA VALTELLINA monoflorale di Tiglio" 
 
                               Art. 2 
 
                         Zona di Produzione 
 
La zona geografica di produzione, sia per  la  fase  di  raccolta  in
campo che per quella di estrazione e preparazione per il consumo,  e'
delimitata dai confini del  territorio  della  Provincia  di  Sondrio
(Lombardia - Italia). Confina  quindi  a  nord  e  ad  ovest  con  la
Svizzera, a sud - ovest con le province di Como e di Lecco, a sud con
quella di Bergamo, a sud - est con quella di Brescia e ad est con  la
provincia di Trento e con  quella  di  Bolzano.  Tale  territorio  e'
caratterizzato dal bacino imbrifero del fiume Adda e quindi dalla sua
valle   principale:   la   "Valtellina",   denominazione   utilizzata
comunemente    per    designare    l'intero    ambito    provinciale.
Geograficamente il territorio comprende anche il bacino imbrifero del
fiume Mera (Valchiavenna), del torrente Spol (Valle di  Livigno),  le
cui acque sono tributarie del Danubio, e la Val di Lei,  appartenente
al bacino idrografico del Reno. E' esclusa  la  Valle  di  Poschiavo,
appartenente  al  bacino  imbrifero  dell'Adda,  ma   in   territorio
elvetico. 
Gli apiari per la produzione di miele "Millefiori di  montagna"  sono
localizzati, al momento della raccolta del nettare, ad  un'altitudine
compresa fra i 200 m (ovvero la quota minima del  fondo  valle)  e  i
1.000 m s.l.m. 
In tale fascia altimetrica  si  possono  occasionalmente  raccogliere
mieli monoflorali  di  "Acacia",  di  "Tiglio"  e  di  "Castagno"  in
relazione alle tecniche apistiche utilizzate, all'andamento climatico
e alla vegetazione presente nelle singole zone. 
Gli apiari per la produzione di miele "Millefiori di  alta  montagna"
sono  localizzati,  al  momento  della  raccolta  del   nettare,   ad
un'altitudine superiore a 1.000 m s.l.m. 
In tale fascia altimetrica si puo'  raccogliere,  in  relazione  alle
tecniche  apistiche  utilizzate,  all'andamento  climatico   e   alla
vegetazione  presente  nelle  singole  zone,  miele  monoflorale   di
"Rododendro" e di "Tiglio". 
 
                               ART. 3 
 
                      Descrizione del prodotto 
 
Per "MIELE DELLA VALTELLINA" si intende il miele prodotto da  alveari
localizzati, nel periodo di bottinatura del nettare, all'interno  del
territorio definito all'art. 2 ed estratto dai favi e  preparato  per
la commercializzazione all'interno dello stesso territorio. 
Il MIELE DELLA VALTELLINA multiflora e' cosi' definito: 
- millefiori di montagna, ovvero miele prodotto da alveari  collocati
dal fondovalle fino a quota 1.000 m. s.l.m.; 
- millefiori  d'alta  montagna,  ovvero  miele  prodotto  da  alveari
collocati in zone ad altitudine superiore a 1.000 m s.l.m.; 
e possiede le caratteristiche chimico  -  fisiche,  microscopiche  ed
organolettiche di tali fasce altitudinali. 
Il MIELE  DELLA  VALTELLINA  monoflorale  e'  cosi'  definito  quando
proviene in prevalenza da un'unica origine florale e ne  possiede  le
caratteristiche organolettiche, fisico-chimiche e microscopiche, come
piu' avanti definite. Puo' essere delle seguenti varieta': 
-  rododendro,  dizione  utilizzata  per  il  miele  monoflorale   di
Rhododendron spp.; 
- castagno, dizione utilizzata per il miele monoflorale  di  Castanea
sativa Miller.; 
- acacia, dizione utilizzata per  il  miele  monoflorale  di  Robinia
pseudoacacia L.; 
- tiglio, dizione utilizzata per il miele monoflorale di Tilia spp. 
 
3.1 Caratteristiche fisico-chimiche generali 
Contenuto di acqua, non superiore a 18,0% 
Indice HMF - Idrossimetilfurfurale inferiore a 15 mg/kg 
 
3.2. Caratteristiche organolettiche e melissopalinologiche 
Il MIELE DELLA  VALTELLINA  presenta  caratteristiche  organolettiche
conformi alla sua origine naturale ed e' privo di  difetti  obiettivi
di  natura  organolettica,  fisica,   chimico-fisica,   biologica   e
microbiologica.    Il    Miele    della    Valtellina     all'analisi
melisso-palinologica deve presentare un sedimento coerente con la sua
origine botanica  e  geografica.  L'indagine  melissopalinologica  e'
preminente  anche  nella  definizione  delle  diverse   varieta'   di
prodotto. 
 
3.3 Caratteristiche distintive dei diversi tipi di miele 
Come conseguenza della diversa origine  botanica  ogni  tipologia  di
miele    possiede     diverse     caratteristiche     organolettiche,
melissopalinologiche  e  fisico-chimiche,  cosi'  come   di   seguito
specificato. 
 
3.4 Caratteristiche del MIELE DELLA VALTELLINA millefiori di montagna 
Caratteristiche organolettiche 
Stato   fisico:   liquido   appena   estratto,    va    incontro    a
cristallizzazione  con  tempi  e  con  caratteristiche  variabili  in
funzione dei principali nettari che lo compongono. 
Colore: da giallo paglierino  ad  ambra  scuro,  quando  liquido;  da
bianco crema a marrone quando cristallizzato. 
Odore: da lieve a forte intensita',  di  tipo  fruttato,  vegetale  o
caramellato; spesso con  punte  balsamiche  e  tanniche  legate  alla
presenza di tiglio e castagno. 
Sapore: da dolce ad amaro; 
Aroma: simile all'odore. 
Caratteristiche melissopalinologiche 
Classe di rappresentativita': molto variabile, generalmente II -  III
- PK/10 g inferiore a 500.000. 
Questo miele presenta un certo grado di variabilita' in funzione  dei
diversi ambienti di stazionamento degli  alveari.  La  flora  che  lo
caratterizza e' quella  tipica  delle  vallate  alpine  con  presenza
costante di Castanea, Robinia, Trifolium spp., Rubus  f.,  Pyrus  f.,
Ericaceae, Compositae, Umbelliferae; frequentemente presenti Tilia e,
nei mieli primaverili, Salix, Prunus f. e Compositae forma T. Possono
essere presenti anche specie ruderali e infestanti  quali  Ailanthus,
Verbascum e Parthenocissus; con minore frequenza si ritrovano  Cornus
sanguinea, Rhamnus, Cariophyllaceae  e  Magnoliaceae.  Tra  le  forme
appartenenti  a  specie  non  nettarifere  molto  frequenti  sono  le
Graminaceae, Plantaginaceae, Fraxinus ornus, Sambucus  nigra,  Vitis,
Chamaerops, Filipendula e Quercus. Meno frequenti specie tipiche  dei
coltivi quali Chenopodiaceae, Papaver e Zea. Possono essere  presenti
indicatori di quota piu' elevata come Polygonum bistorta,  Melilotus,
Acer, Helianthemum e Rhododendron, che  rivelano  l'attitudine  delle
api a risalire le pendici. Alcune aree del versante  retico  (solivo)
si evidenziano per la presenza  marcata  di  pollini  di  Genista  t.
associata a Quercus robur e piante coltivate quali Vitis e Zea  mays.
I  mieli  del  versante  orobico,  posto  a  bado,   possono   essere
caratterizzati dalla presenza di essenze di ambiente  piu'  fresco  e
umido come Aruncus vulgaris e la specie  endemica  caratteristica  di
questa area orobica Sanguisorba dodecandra. 
 
3.5 Caratteristiche del MIELE DELLA  VALTELLINA  millefiori  di  alta
montagna 
Caratteristiche organolettiche 
Stato fisico: liquido appena estratto, cristallizza spontaneamente in
alcuni  (4-5)  mesi  dopo  il  raccolto,  a  cristalli  fini  e   con
consistenza cremosa, ma anche  dura  e  compatta  in  funzione  delle
modalita' di conservazione. 
Colore: da quasi incolore a giallo paglierino allo stato liquido;  da
bianco a beige chiaro quando cristallizzato. 
Odore: debole o di media intensita', generalmente di  tipo  fresco  e
fruttato. 
Sapore: dolce senza note amare. 
Aroma: come l'odore. 
Caratteristiche melissopalinologiche 
Classe di rappresentativita': molto variabile, spesso I - II -  PK/10
g inferiore a 50.000. 
Lo    spettro    pollinico    e'    caratterizzato     principalmente
dall'associazione, in proporzioni variabili, di Rhododendron, Rubus e
Trifolium repens.  A  questo  gruppo  si  accompagnano  spesso  Lotus
corniculatus,  Trifolium   pratense,   Umbelliferae,   Campanulaceae,
Polygonum  bistorta,  Trifolium  alpinum,  in  modo  piu'   saltuario
troviamo  Myosotis,  Pyrus  f.,  Saxifragaceae,  Genista  t.,  Tilia,
Hippocrepis, Sanguisorba dodecandra, Compositae. Lo spettro pollinico
si compone anche di altre essenze alpine quali Genziana, Primulaceae,
Geraniaceae, Ericaceae, Trifolium hybridum. Tra i pollini  di  specie
non  nettarifere  si   riscontrano   comunemente   Pinaceae,   Carex,
Graminaceae, Rumex,  Urticaceae,  Cupressaceae  (Juniperus).  Possono
essere  presenti  elementi  di  quota   inferiore   provenienti   dai
precedenti  raccolti  o  per  una  bottinatura  spinta,  da   avverse
condizioni ambientali, a  quote  piu'  basse.  Indicatori  di  questa
situazione possono essere: Castanea, Robinia, Acer, Buddleya  e,  tra
le forme di specie  non  nettarifere,  Quercus,  Sambucus,  Fraxinus,
Scrophulariaceae.  Questi  indicatori  restano  comunque  in  piccola
quantita': in particolare la presenza di Castanea nei mieli  di  alta
montagna deve rimanere ridotta in modo che, anche  in  condizioni  di
elevate percentuali di questa forma pollinica, il PK/10 g non  superi
50.000. 
 
3.6  Caratteristiche  del  MIELE  DELLA  VALTELLINA   di   rododendro
(Rhododendron spp.) 
Caratteristiche organolettiche 
Stato fisico: liquido appena estratto, cristallizza in alcuni mesi (4
- 5) dopo il raccolto, con cristallo fine,  consistenza  cremosa,  ma
anche dura e compatta in funzione delle modalita' di conservazione. 
Colore: da quasi incolore a giallo paglierino allo stato liquido,  da
bianco a beige chiaro quando cristallizzato. 
Odore: debole  quasi  inesistente,  generalmente  di  tipo  fruttato.
Sapore: dolce. 
Aroma: debole, fruttato e fresco. 
Caratteristiche melissopalinologiche 
Polline di Rhododendron: percentuale molto  variabile,  per  lo  piu'
superiore  a  25%  (escludendo   le   specie   non   nettarifere   ed
iperrappresentate). 
Classe di rappresentativita': generalmente I - PK/10  g  inferiore  a
20.000. In presenza di specie  iperrappresentate  (es.  Myosotis)  e'
accettabile una classe di rappresentativita' II. 
Il polline di Rhododendron e' costantemente accompagnato da Rubus  f.
(Rubus idaeus), Polygonum bistorta, Campanulaceae,  Trifolium  repens
ed  alpinum,  Lotus  corniculatus,  Coronilla/Hippocrepis,  Myosotis,
Onobrychis, Helianthemum, Compositae tipo A, T ed S.  Possono  essere
presenti elementi  di  quota  inferiore  provenienti  dai  precedenti
raccolti  o  per  una  bottinatura  spinta,  da  avverse   condizioni
ambientali, a quote  piu'  basse.  Indicatori  di  questa  situazione
possono essere Castanea, Robinia, Acer, Buddleya e, tra le  forme  di
specie    non    nettarifere,    Quercus,     Sambucus,     Fraxinus,
Scrophulariaceae.  Questi  indicatori  restano  comunque  in  piccola
quantita': in particolare  la  presenza  di  Castanea  deve  rimanere
ridotta in modo che, anche in condizioni di  elevate  percentuali  di
questa forma pollinica, il PK/10 g non superi 50.000. 
 
3.7 Caratteristiche del MIELE DELLA VALTELLINA di castagno  (Castanea
sativa Miller) 
Caratteristiche organolettiche 
Stato  fisico:  liquido,  con  cristallizzazione  assente   o   molto
ritardata nel tempo (dopo i 6 mesi). 
Colore:  ambra,  piu'  o  meno  scuro  quando  liquido,  marrone   se
cristallizzato. Odore: intenso, aromatico, pungente ed ammoniacale. 
Sapore: poco dolce, con una distintiva nota amara. 
Aroma: come l'odore. 
Caratteristiche melissopalinologiche 
Polline di Castanea: percentuale superiore a 90% . 
Classe di rappresentativita': III - IV - PK/10 g superiore a 100.000. 
A  causa  dell'  iperrappresentativita'  del  polline   di   Castanea
l'analisi melissopalinologica, pur fornendo informazioni  importanti,
non permette di  identificare  univocamente  i  mieli  uniflorali  di
castagno.  Maggiore  importanza  deve   quindi   essere   data   alle
caratteristiche  organolettiche  e  fisico-chimiche.  Il  polline  di
Castanea e' presente nei mieli uniflorali di questa  specie  con  una
frequenza tale da mascherare tutte  le  altre  componenti.  Le  altre
specie sono quindi scarsamente presenti e sempre in percentuale molto
ridotta. Tra queste le piu' frequenti sono le stesse che  si  trovano
comunemente nel miele  millefiori  di  montagna,  con  cui  condivide
l'area di produzione: Rubus f., Robinia, Trifolium repens gr.,  Pyrus
f.,  Ericaceae,  Compositae,  Umbelliferae,  Tilia.  Possono   essere
presenti anche Rhamnus e Clematis  e  specie  ruderali  e  infestanti
quali  Ailanthus,  Verbascum   e   Parthenocissus.   Tra   le   forme
appartenenti  a  specie  non   nettarifere   si   possono   ritrovare
Graminaceae, Plantaginaceae, Fraxinus  ornus,  Vitis,  Filipendula  e
Quercus. Possono essere eventualmente presenti  indicatori  di  quota
piu' elevata come  Polygonum  bistorta,  Myosotis,  Melilotus,  Acer,
Helianthemum, e Rhododendron. 
 
3.8 Caratteristiche del MIELE DELLA  VALTELLINA  di  acacia  (Robinia
pseudoacacia L.) 
Caratteristiche organolettiche 
Stato fisico:  generalmente  liquido;  puo'  presentarsi  leggermente
torbido per la presenza di  cristalli.  Colore:  da  bianco  acqua  a
giallo paglierino chiaro. 
Odore: debole, generico di miele. 
Sapore: molto dolce. 
Aroma: debole, generico di miele o vanigliato. 
Caratteristiche melissopalinologiche 
Polline  di  Robinia:  percentuali  molto   variabili,   generalmente
superiori a 15 % . 
Classe di rappresentativita': I - PK/10 g inferiore a 20.000. 
Data la iporappresentativita' della specie, il polline di Robinia, si
trova associato soprattutto a specie non nettarifere  quali  Sambucus
pigra, Rumex, Papaver, Helianthemum, Actinidia,  Fraxinus  ornus.  Le
specie nettarifere che possono essere presenti sono Cornus sanguinea,
Rhamnus, Trifolium repens, Salix,  Rubus  f.,  Aesculus,  Prunus  f.,
Pyrus f., Acer, Labiatae di tipo M, Ericaceae, Caryophyllaceae. 
Nei pressi  dei  centri  abitati  maggiori  (Sondrio),  sul  versante
retico, si  trova  l'associazione  tipica  con  Ailanthus.  Nell'area
orobica  opposta  (Albosaggia),  puo'   essere   presente   Polygonum
bistorta. Nella bassa Valtellina (esempio Dubino  e  Piantedo)  oltre
alle essenze gia' viste, possono essere presenti Tilia, Genista f. ed
Erica arborea. Anche all'inizio della  Valchiavenna  troviamo  spesso
l'abbinamento con Tilia. Nella zona di Teglio Genista f. puo'  essere
presente anche in percentuali rilevabili. 
 
3.9 Caratteristiche del MIELE DELLA VALTELLINA di tiglio (Tilia spp.) 
Caratteristiche organolettiche 
Stato  fisico:  liquido  appena  estratto,  cristallizza   abbastanza
lentamente (5 - 6 mesi), spesso con cristalli grossi. 
Colore: da ambra chiaro ad ambra quando liquido, da  bianco  a  beige
quando cristallizzato. Odore: di media intensita'  o  forte,  fresco,
mentolato. 
Sapore: dolce, ma puo' presentare una leggera componente amara. 
Aroma: intenso, fresco,  balsamico,  mentolato  e  medicinale,  molto
persistente. 
Caratteristiche melissopalinologiche 
Polline di Tilia: percentuali variabili,  generalmente  molto  basse,
anche in relazione alla presenza di Castanea. 
Classe di rappresentativita': I - II PK/10 g generalmente inferiore a
20.000. Fino a 100.000 in presenza di elevate percentuali di Myosotis
o di Castanea. 
A causa dell'iporappresentativita'  del  polline  di  Tilia  e  della
costante   presenza   di   Castanea,   specie    invece    fortemente
iperrappresentata,  l'analisi   melissopalinologica,   pur   fornendo
informazioni importanti, non permette di identificare univocamente  i
mieli uniflorali di tiglio. Maggiore importanza  deve  quindi  essere
data soprattutto alle caratteristiche organolettiche, in quanto anche
quelle fisico-chimiche non sono caratterizzanti in  modo  conclusivo.
Nei mieli uniflorali di tiglio la specie apparentemente prevalente e'
quasi sempre Castanea, presente spesso in percentuale elevata;  pero'
il PK/10 g non deve superare 50.000, indicando quindi  un'origine  di
tipo secondario o terziario, comunque marginale nella formazione  del
miele. Le altre specie presenti evidenziano la  quota  intermedia  di
produzione di questo miele; infatti si  possono  riscontrare  sia  le
specie che generalmente si associano al castagno (Robinia,  Trifolium
spp., Rubus f., Pyrus f., Ericaceae, Compositae,  Umbelliferae),  sia
quelle tipiche dei mieli di alta montagna: Rubus f.  (Rubus  idaeus),
Polygonum bistorta, Campanulaceae, Trifolium repens ed alpinum, Lotus
corniculatus,    Coronilla/Hippocrepis,     Myosotis,     Onobrychis,
Helianthemum, Compositae tipo A, T ed S. 
 
                               ART. 4 
 
                         Prova dell'origine 
 
Ogni fase del processo produttivo viene monitorata  documentando  gli
input e gli output. In  questo  modo  e  attraverso  l'iscrizione  in
appositi  elenchi,  gestiti  dalla  struttura  di  controllo,   degli
alveari, dei produttori e dei confezionatori, la tenuta  di  registri
di  produzione   e   di   confezionamento   nonche'   attraverso   la
dichiarazione tempestiva alla struttura di controllo delle  quantita'
prodotte, e' garantita la tracciabilita' e la  rintracciabilita'  del
prodotto. Tutte  le  persone,  fisiche  o  giuridiche,  iscritte  nei
relativi elenchi  sono  assoggettate  al  controllo  da  parte  della
struttura di controllo, secondo quanto disposto dal  disciplinare  di
produzione e dal relativo piano di controllo. 
 
                               ART. 5 
 
                        Metodo di Ottenimento 
 
5.1 Conduzione degli alveari 
Gli alveari di produzione possono essere: 
- "stanziali", cioe' permanere  per  l'intero  arco  dell'anno  nella
stessa postazione; 
- "nomadi", cioe' interessati  da  spostamenti  entro  il  territorio
sopra descritto per tutto il periodo delle  fioriture  interessate  o
provenienti da  postazioni  esterne  al  territorio,  ma  che  devono
giungervi privi di melario o con melario vuoto. 
E' vietato utilizzare, per la nutrizione proteica, pollini di origine
diversa da quella strettamente locale. La  conduzione  degli  alveari
dovra' essere rispettosa delle buone prassi di conduzione apistica. 
5.2 Prelievo, estrazione e preparazione al consumo 
I locali destinati alla smielatura, lavorazione e  conservazione  del
miele devono ricadere nell'ambito territoriale di produzione. 
La qualita' del prodotto viene assicurata con l'osservanza, da  parte
degli operatori, del "Regolamento delle buone  prassi  di  conduzione
apistica"  che  interessa  le  diverse  fasi  di  allevamento   delle
famiglie, produzione, prelievo  dei  melari,  estrazione  del  miele,
preparazione al consumo del raccolto, conservazione dello stesso. 
 
                               Art. 6 
 
                        Legame con l'ambiente 
 
Probabilmente per nessun'altro prodotto agricolo come per  il  miele,
il legame tra zona di origine e caratteristiche del prodotto e' cosi'
forte.  Le  variabilita'  del  prodotto  sono  infatti   strettamente
connesse all'ambiente vegetazionale proprio del territorio. Il  MIELE
DELLA VALTELLINA e' un prodotto  fortemente  legato  alla  tradizione
locale. 
Elementi di carattere storico-tradizionale - La produzione  di  miele
nel  territorio  ha  origini  remote,  come  riscontrato   in   molta
documentazione rintracciata: sia in atti notarili (es.  notaio  Galli
anno 1594) che nei  cospicui  riferimenti  contenuti  nei  testi  che
descrivono   l'economia   locale.   Una    traccia    dell'importanza
dell'apicoltura rimane anche nelle ricette dei dolci tradizionali: il
miele infatti rappresentava l'elemento base per i dolci locali, quali
la "Cupeta" e i "Cicc". L'apicoltura razionale  e  produttiva  si  e'
sviluppata presto, andando precocemente a sostituire quella praticata
con i bugni villici. A partire dagli anni '80  del  '900  l'attivita'
della struttura associativa locale si e' orientata  a  promuovere  un
costante miglioramento della qualita'  del  prodotto,  istituendo  un
marchio di garanzia. 
Fattori vegetazionali e agricoli: il territorio provinciale comprende
essenzialmente  due   aree   diverse,   distinguibili   per   livello
altitudinale, aspetto morfologico,  caratteristiche  vegetazionali  e
per il differente impatto delle attivita' umane. Sotto la quota 1.000
m s.l.m. la vegetazione e' profondamente modificata dall'uomo, specie
nel fondo valle (urbanizzazione) e in  sponda  soliva  (viticoltura),
con ampie zone di naturalizzazione specie in area orobica. In  queste
zone si producono mieli interessanti per la variabilita'  delle  loro
caratteristiche,  legate  alla  composizione  botanica  dei   diversi
ecosistemi e alle prevalenze di importanti essenze nettarifere  quali
Castagno, Tiglio, Robinia. Le "terre alte" sono caratterizzate  dalla
presenza di alcuni fra i  piu'  importanti  rilievi  delle  Alpi.  In
questo ambiente d'alta montagna si producono  i  mieli  piu'  rari  e
pregiati di flora alpina e di Rododendro. 
Fattori  produttivi:  l'apicoltura  valtellinese  si  configura  come
attivita' diffusa e sviluppata su tutto il territorio provinciale  ed
e' caratterizzata  da  aziende  produttive  che  operano  con  grande
passione e in regime di part-time;  l'allevamento  delle  api  assume
quindi un'importante ruolo di  integrazione  di  reddito  nell'ambito
dell'economia debole dell'area montana. Tradizionalmente  l'attivita'
si compone anche  di  un  nomadismo  piano-monte  per  conseguire  le
produzioni di Millefiori d'alta montagna o di Rododendro. Questi sono
mieli  distintivi  dell'apicoltura  provinciale,  per   l'eccezionale
qualita'. Il Miele della Valtellina, nelle tipologie  "Millefiori  di
Alta  Montagna"  e  "Monoflorale  di  Rododendro",  e'  costantemente
premiato nei principali concorsi nazionali e regionali. 
La provenienza del MIELE DELLA VALTELLINA  e'  verificabile  mediante
l'analisi melissopalinologica. 
6.1 Identificazione del prodotto. 
Il MIELE DELLA  VALTELLINA  in  ogni  sua  fase  deve  assicurare  la
tracciabilita' del prodotto. 
 
                               ART. 7 
 
                              Controllo 
 
La verifica della conformita' del prodotto al disciplinare e'  svolta
da una struttura di controllo, conformemente a quanto stabilito dagli
articoli 10 e 11  del  Reg.  (CE)  n.  510/2006.  Tale  struttura  e'
l'Organismo di controllo CSQA Certificazioni Srl - Via  San  Gaetano,
74 - 36016 Thiene (VI) - tel. +39-0445-31 30 11 fax +39-0445-31 30 70
e-mail csqa@csqa.it. 
 
                               ART. 8 
 
                            Etichettatura 
 
Le  indicazioni  relative  alla  designazione  e  presentazione   del
prodotto  confezionato  sono  quelle  previste   dalla   legislazione
vigente. 
Oltre a quelle previste, in etichetta devono  comparire  le  seguenti
indicazioni: 
- la denominazione "MIELE DELLA  VALTELLINA"  declinata  in  funzione
della tipologia del prodotto come definito nell'art. 1  del  presente
disciplinare; 
- l'acronimo "DOP" o per esteso "Denominazione d'Origine Protetta"; 
- il logo comunitario; 
- le modalita' di conservazione: "da conservarsi in  luogo  fresco  e
asciutto e al riparo dalla luce"; 
- il termine preferenziale di consumo: "da consumarsi preferibilmente
entro: mese ed anno", corrispondenti a non piu' di 24 mesi dalla data
di estrazione. 
Possono inoltre comparire le seguenti indicazioni: 
- indicazioni nutrizionali; 
- consigli d'uso. 
 

 
 
Accedi/Login
Newsletter
Questo sito utilizza cookies. Navigando in questo sito, l'utente acconsente all'utilizzo dei cookies secondo queste modalità.