Casalini: «Iniziativa lodevole. Purtroppo il governo dimentica l'industria di trasformazione alimentare»
«La lodevole iniziativa di intitolare il 2018 “anno del cibo Italiano” ci lascia, è proprio il caso di dirlo, con l’amaro in bocca. Se da un lato è ben comprensibile l’approccio legato al turismo enogastronomico, dall’altro il fatto che nel testo non si faccia mai menzione dell’industria di trasformazione alimentare e del suo ruolo fondamentale per garantire costanza e qualità dello stesso cibo che ci prefiggiamo di promuovere, lascia stupiti».
Con queste parole il presidente dell’Unione nazionale della Piccola e Media industria alimentare, Antonio Casalini, commenta la direttiva n. 596/2017 emanata dal Ministero per i Beni Culturali il 29 dicembre e registrata dalla Corte dei Conti lo scorso 23 gennaio, che fissa le direttrici per il «2018, anno del cibo».
«Un provvedimento – continua Casalini – in cui il grade assente è l’industria alimentare Italiana che, ricordiamo, è in prima linea per promuovere il cibo italiano nel mondo e compete ad armi impari con il falso prodotto italiano». Nella direttiva si legge di “promuovere i prodotti italiani sul mercato nazionale ed internazionale, anche in coerenza: (i) con il Protocollo d'intesa tra MAECI, MIPAAF e MIUR del 2016 per la valorizzazione all'Estero della Cucina Italiana di Qualità; (ii) con la campagna avviata contro il falso cibo italiano prevista dal "Piano Straordinario del Made in Italy dell'ICE/MIPAAF”.
«Anche qui – conclude Casalini – nessun riferimento all’industria di trasformazione. Eppure è il nostro lavoro che consente alle migliaia di prodotti alimentari tradizionali della cucina italiana di avere le giuste caratteristiche per essere esportati e distribuiti nel mondo. Si parla sempre e solo di Dop e Igp che rappresentano l’11% del fatturato dell’alimentare (15 miliardi di euro) a fronte dei 140miliardi dell’intero settore. Il cibo italiano va difeso tutto, non solo le cosiddette “eccellenze”».
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