Roma, 20 gennaio 2012
UnionAlimentari, l’Unione nazionale delle Piccole e Medie imprese del settore alimentare esprime forte contrarietà all’ipotesi, in via di definizione da Governo e Regioni nell’ambito del nuovo Patto per la salute, di introdurre un tassa sul “cibo spazzatura” (junk food).
“Se l’intento è quello di educare ad una corretta alimentazione, lo strumento più adatto non è certamente quello di introdurre una nuova tassa – esprime Renato Bonaglia, Presidente di UnionAlimentari – occorre invece investire in programmi di educazione che coinvolgano in primo luogo le fasce giovani della popolazione puntando sulla dieta mediterranea e sul corretto stile di vita.”
UnionAlimentari ritiene, inoltre, che una tassa di questo genere sarebbe di difficile applicazione: quali criteri utilizzare per definire gli alimenti o le bevande che rientrano nel cosiddetto cibo spazzatura? Non esistono cibi buoni o cibi cattivi, è necessario invece parlare di “cattive” o “buone” abitudini alimentari. Eventuali “liste nere” rischierebbero di penalizzare eccessivamente alcuni prodotti, attraverso parametri, che difficilmente possono essere individuati in modo adeguato. Il rischio discriminazione è reale.
Introdurre nuove tasse, in una situazione in cui i consumi interni sono in flessione, rischia di produrre ulteriori effetti repressivi sui consumi senza ottenere i vantaggi sperati in termini di educazione all’alimentazione e di corretto stile di vita. La tesi, inoltre, per cui si tratterebbe di un aggravio sul costo dei prodotti non in grado di interferire sull’andamento dei consumi, contraddice la dichiarata valenza educativa dell’iniziativa.
“Comprendiamo e condividiamo l’importanza di intervenire in una materia – continua Bonaglia - quale l’obesità, che sta assumendo dimensioni preoccupanti anche nel nostro paese, ma riteniamo che lo strumento individuato sia assolutamente inefficace, apparendo solo un modo per fare cassa.
Come UnionAlimentari siamo assolutamente disponibili a contribuire con le istituzioni e le varie categorie per individuare le politiche e le iniziative più adeguate per combattere il fenomeno della cattiva alimentazione. Non dimenticando che un fondamentale incremento della formazione a livello scolastico potrebbe essere fatta a costo 0, semplicemente dedicando un maggiore spazio all’argomento nei piani didattici”.